lunedì 1 maggio 2017

MAGGIO


Raffaello  -  Madonna Sistina  -  1512

Quello che tutti conoscono della Madonna Sistina sono i due angioletti paffuti e pensosi che decorano quaderni, cornici, carte regalo, segnalibri.. 



Ormai dotati di vita propria sono stati ritagliati da un capolavoro celebre ma incredibilmente poco conosciuto e riconosciuto in Italia. Non vi è libro di storia dell'arte dagli Stati Uniti alla Russia che non riporti il dipinto e le sue vicende, Italia esclusa. Già, in Italia nei testi non c'è...
La sua è una storia avventurosa: dipinta da Raffaello per commissione di Giulio II, che la donò al monastero piacentino di San Sisto nel 1754 venne venduta dai monaci in ristrettezze economiche ad Augusto III di Sassonia. Il 21 gennaio chiusa in una cassa di legno imbottita di paglia partì per Dresda su di un carro. Il 31 gennaio passò le Alpi tra pareti altissime di neve; il 6 di febbraio fu a Innsbruck e il 13 ad Augusta. Giunse a Dresda il primo marzo entrando il giorno stesso nella sala del trono polacco. Nascosta in una galleria abbandonata durante la Seconda guerra mondiale, fu scoperta e presa dai russi che la portarono in Unione Sovietica e prima della restituzione agli alleati tedeschi fu esposta a Mosca e poi a Berlino.
Eccezionale è stata la fortuna di quest'opera sublime e innovatrice. Il grande pittore per la prima volta pone il centro della prospettiva al di fuori del quadro, là dove sta lo spettatore, offrendogli la straordinaria esperienza di una visione celeste che lo coinvolge direttamente, sul piano sia emotivo che culturale.
La Madonna è vestita in modo semplice: è una semplice donna che porta in braccio il suo bambino. Dismette i panni dell'immagine per il culto e diventa immagine ideale, termine di contemplazione estetica e formale, anticipando quello che sarebbe stato il destino comune dell'opera d'arte in epoca moderna.
Per ammirarla a Dresda si dirige un pellegrinaggio di artisti e intellettuali, e si moltiplicano le pagine di commento. Andy Warhol nel 1985 realizzò una Madonna Sistina formato poster gigante. Winckelmann la considera il più interessante incontro fra arte greca e arte cristiana, Goethe e Schopenhauer le dedicano alcune liriche, nell'Estetica di Hegel numerosi sono i riferimenti al dipinto. La Sistina ammaliò anche Nietzsche che riconobbe l'onestà artistica dell'artista e Freud che scrisse "da quel quadro emana un incanto da cui non ci si può sottrarre". In apparenza il meno sensibile fu Tolstoj il quale però scrisse nel 1857 dopo la visita alla pinacoteca: "Sono rimasto freddo davanti a tutto, esclusa la Madonna". Chi invece ne rimase letteralmente folgorato fu Dostoevskij, per lui la Sistina fu una presenza costante. La vide per la prima volta nel 1867 durante una sosta a Dresda, trasferta che poi ripetè annualmente sempre e solo per rimanere incantato davanti al quadro che entrò spesso nei suoi romanzi. E' citata ne L'adolescente, in Delitto e castigo, I demoni. 
Ma le parole più struggenti rimangono senza dubbio quelle di Vasilij Grossman, che ammira l'opera durante l'esposizione moscovita e la paragona a una donna incontrata nel campo di Treblinka: "Ho l'impressione che questa Madonna sia la manifestazione più atea della vita, dell'umano senza la presenza del divino...  A piedi scalzi, lei camminava con passo leggero sul suolo pulsante di Treblinka, dal punto di scarico del treno alla camera a gas. La riconobbi dall’espressione del viso e degli occhi. Vidi suo figlio, e riconobbi il prodigio di quel volto straordinario, non infantile. Così erano le madri e i bambini a Treblinka, quando sullo sfondo verde cupo dei pini scorgevo i muri bianchi delle camere a gas, così erano i loro cuori". E se ingrandiamo l'immagine e fissiamo lo sguardo su quei volti ecco le parole di Bulgakov: "  E là mi penetrarono l’anima gli occhi della Regina celeste che scendeva dal cielo con il Bambino eterno. C’era in essi la smisurata forza della purezza e del sacrificio accettato con preveggenza, la conoscenza della sofferenza e la disponibilità a offrirsi volontariamente, e quella reale disposizione al sacrificio si vedeva negli occhi non infantili, saggi, del Bambino. Essi sanno ciò che li attende.."
In nessun quadro di questo genere vedremo mai l'umana paura negli occhi della madre e del figlio.




2 commenti:

  1. già in Italia nei testi non c'è...qui ci perdiamo intorno a cose effimere e marginali senza guardare le cose veramente importanti....davvero molto interessante il recupero di tutte le diverse emozioni che tanti artisti nel corso dei secoli hanno avuto difronte a questo dipinto....
    Ciao Julia,contentissimo di averti "ritrovata" su questo nuovo blog
    Clem

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  2. Ciao Clem, grazie come sempre. E' stato veramente interessante scoprire questo quadro e la sua storia..
    Mi trovo un pò spaesata fuori dal mio vecchio blog, ci vorrà un pò.

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