Edvard Munch - L'urlo - 1893
Il quadro più celebre di Munch ed in assoluto uno dei più famosi dell’espressionismo nordico ha uno spunto autobiografico.
Munch scrisse e dipinse L’urlo. Fu aggredito da voci, atterrito da colori che si rompevano nella mente e li raccontò con le parole, prima di affidarsi alla tela. In trenta righe, tra poesia e prosa, registra l’attacco profondo. Le ritroviamo nel volume "Edvard Munch, Frammenti sull’arte".
Scrive: “Una sera camminavo lungo un viottolo in collina nei pressi di Kristiania con due compagni. Era il periodo in cui la vita aveva ridotto a brandelli la mia anima. Il sole calava, si era immerso fiammeggiando sotto l’orizzonte. Sembrava una spada infuocata di sangue che tagliasse la volta celeste. Il cielo era di sangue sezionato in strisce di fuoco, le pareti rocciose infondevano un blu profondo al fiordo scolorandolo in azzurro freddo, giallo e rosso. Esplodeva il rosso sanguinante lungo il sentiero e il corrimano, mentre i miei amici assumevano un pallore luminescente. Ho avvertito un grande urlo, ho udito, realmente, un grande urlo, i colori della natura mandavano in pezzi le sue linee, le linee e i colori risuonavano vibrando, queste oscillazioni della vita non solo costringevano i miei occhi a oscillare, ma imprimevano altrettante oscillazioni alle orecchie, perché io realmente ho udito quell’urlo e poi ho dipinto il quadro L’urlo”.
Munch è un esponente di vertice dell’espressionismo. La realtà viene da lui potenziata. E questo potenziamento del sentire e del rappresentare il mondo attraverso forme sgradevoli, rispetto alla più diffusa concezione del bello, costituirà una linea portante del Novecento, sotto il profilo artistico.
Molto si è scritto a proposito di questo quadro, scomodando psicologia, filosofia, medicina, sociologia. Qui vorrei sottolineare un particolare meno noto. Alcuni astronomi hanno individuato la location del dipinto. In un articolo pubblicato sulla rivista "Sky and Telescope", il fisico astronomico Donald W. Olson e colleghi della Texas State University descrivono come hanno identificato la località che fa da sfondo al tormentato personaggio che grida sotto un cielo rosso sangue: si tratterebbe di una strada di Oslo che corrisponde perfettamente alla rappresentazione che Munch fa del porto della città e dell'isola di Hovedo. Secondo gli scienziati, Munch e alcuni amici probabilmente camminavano lungo la strada nel 1883. Lo studio dettagliato dei diari del pittore e la ricostruzione dei fenomeni celesti che possono aver creato il "cielo rosso sangue" hanno portato il team a propendere per l'eruzione del vulcano Krakatoa, il 27 agosto 1883. Il vulcano, pur molto lontano da Oslo, inviò una gran quantità di polveri e gas nell'atmosfera. I quotidiani norvegesi riferiscono di crepuscoli insolitamente rossi fra il novembre 1883 e il febbraio 1884. Si sono recati a Oslo, un tempo si chiamava Kristiania, e hanno individuato la strada che corrisponde esattamente al luogo dove Munch si deve essere trovato 120 anni or sono. L'artista probabilmente era rivolto verso sud-ovest: esattamente nella direzione dove nell'inverno del 1883-84 apparvero i tramonti di Krakatoa.
Interessantissimo come sempre, sopratutto l'analisi degli astronomi. Julia, la tua e' una rubrica bellissima ed un appuntamento imperdibile. Buon ottobre xx
RispondiEliminaGrazie fly, ne sono lieta...
EliminaBuon ottobre anche a te
Ciao
:-)