mercoledì 21 agosto 2019

INSONNIA

Maurice Ravel nacque a Ciboure, nei Bassi Pirenei, nel 1875. La Natura, questa madre capricciosa, gli diede il genio e gli tolse il sonno. Come per dimostrare che non c'e' corpo, nemmeno il piu' infelice, inadatto ad ospitare l'enormita' del talento, per lui aveva scelto quello angusto e cagionevole di un fringuello. Un metro e sessantun centimetri di statura, col che batteva per un soffio quel mago di Houdini. Quarantacinque chilogrammi di peso, col che superava da intero i miseri quarantadue della smembrata Blanche Wittman. Sessantasei centimetri di circonferenza toracica, che invano cercava di dissimulare sotto una delle sessanta camicie che stipava regolarmente nella valigia. Peritonite. Febbre spagnola. Bronchite cronica, che complico' fumando due pacchetti di Gauloises al giorno per battere il nuvoloso record di Blaise Cendrars.
Il genio, morto Debussy, ne fece il musicista piu' apprezzato del mondo insieme a Stravinskij. L'insonnia fu la sua croce. Non dormi' mai con qualcuno, donna o uomo, per alleviarla. Per ingannarla escogito' quattro rimedi, nessuno dei quali, disgraziatamente, sfugge a questa legge malinconica: che a tenerci svegli e' giusto il fatto di preparare il sonno.
Primo, inventare una storia e organizzarla. Secondo, cercare e cercare la posizione migliore. Terzo, imporsi una enunciazione: di pecore nel gregge, di letti in cui abbiamo dormito da bambini. Quarto, laudano, Veronal, Nembutal, bromuro di potassio, Prominai e Sorenyl - e in questo per lo meno eguaglio' l'obnubilato Roussel, francese e dandy come lui. Quinto, finire nel letto di una sala operatoria. A questo, che non era fra i suoi, dovette infine rassegnarsi. Il 18 dicembre del 1937 gli segarono la scatola cranica in cerca di un tumore, che non si trovo'. Ebbe un timido risveglio, poi si riaddormento'. 10 giorni dopo, all'alba del 28 era morto. Gli lavarono il  corpo, quel filo inconsistente che ci lega alla vita. Pescarono dal suo leggendario guardaroba un frac, una comicia col collo rigido ad aletta, un gilet bianco, un papillon bianco, un paio di guanti chiari, e lo vestirono piano piano, per non svegliarlo piu'. 

Da
Eugenio Baroncelli
Libro di candele. 267 vite in due o tre pose
Fulminanti ritratti di uomini noti e meno noti, poeti, musicisti, scrittori, comandanti, filosofi, profeti e re, astronomi e imperatori, storici e santi, eroi. Baroncelli riesce a cogliere il tratto essenziale delle loro esistenze, e in brevi schizzi ci restituisce vite vere e palpitanti.

3 commenti:

  1. Interessante questo post con la vita di Ravel e con dettagli che non conoscevo. Come fumare due pacchetti di Gauloises al giorno per battere il nuvoloso record di Blaise Cendrars o l'insonnia che senza dubbio è un bel problema, ma almeno ha dato a Ravel una grande fantasia e creatività. Ravel, Debussy e Satie sono fra i miei preferiti. Un salutone e alla prossima

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    1. Ho pensato a te mentre scrivevo il post. Mi ricordavo che era uno dei tuoi preferiti...
      Ciao e grazie

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  2. Grazie carissima del pensiero...
    un salutone e alla prossima

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