Tacere. O anche silere, perche' la lingua latina distingueva la quiete della natura e delle cose da una parte (silere) e quella degli uomini dall'altra (tacere). Tacere appartiene al mondo degli esseri umani. Silere appartiene al mondo della natura e delle cose inanimate e da quest'ultimo ha origine silentium, che designa la tranquillità degli uomini e quella delle cose, la mancanza di rumori propria della notte e di luoghi solitari, come pure il silenzio di chi non parla.
Sono coloro che lo amano, I portatori di silenzio? Titolo di un libretto della collana dell'Accademia del Silenzio, del poeta Stefano Raimondi. Il silenzio dei poeti è diverso dal silenzio dei filosofi, dei mistici, dei sociologi, degli scienziati o dei musicisti. Per Raimondi si tratta del luogo nel quale il silenzio «ha luogo», trova posto. Il silenzio è il luogo in cui si può abitare allontanandosi dalla chiacchiera che lo offende.
«Che cos'è il silenzio?», «Dove si trova?»e«Perché è più importante che mai?» sono invece le tre domande che si pone l'autore di un altro libro sul silenzio, Erling Kagge, Il silenzio. Uno spazio dell'anima. Il silenzio interno che Kagge trova nella sua testa quando vive in città, a Oslo, e fa l'editore; e il silenzio esterno allorché vive le sue avventure nei luoghi dei grandi spazi e dei grandi silenzi, a cinquanta gradi sotto zero. Il suo non è comunque un silenzio spirituale: il titolo e sottotitolo in lingua italiana con quell'indebito riferimento all'anima traggono in inganno perche' la traduzione dal norvegese suona ben diversa: Silenzio nel tempo di rumore. La gioia di chiudere fuori il mondo. Il silenzio è, scrive Kagge, «uno strumento per arricchire la vita» rifugiandoci nella nostra testa e chiudendo fuori il mondo.
Il silenzio, aggiunge Kagge, è un nuovo lusso. Non tutti possono e comprano a caro prezzo lavatrici e auto silenziose, tra le altre cose. Come un nuovo lusso è il buio, silenzio visivo che viene sottratto, rubato, dalle luci dell'illuminazione.
Alle tre domande Kagge propone trentatré risposte, basate sulle sue competenze di esploratore e le sue conoscenze di studioso.
Come raggiungere il silenzio non fa parte delle tre domande canoniche poste dall'autore di questo libro ma la risposta trentadue si occupa proprio di questo, e suona: immergersi nella natura, lasciare a casa ogni dispositivo elettronico... E studiare bene la risposta trentatré: una pagina vuota, nel suo silenzioso biancore..
da una rilettura di F. Rigotti
Molti anni fa un mio professore di Psicologia Dinamica II (che a differenza della I che si occupava fondamentalmente delle basi teoriche della psicoanalisi e delle discipline affini che condividono con questa la concezione dell’inconscio, era più propriamente clinica) ci annunciò che aveva invitato per la lezione successiva un grande clinico, di fama internazionale, perché ci parlasse del transfert, concetto fondamentale in questa disciplina.
RispondiEliminaAndammo a lezione molto carichi di aspettative, vista la chiara fama che circondava l’illustre ospite, il quale si sedette in cattedra e, sorprendentemente non disse alcuna parola per le due ore di lezione a sua disposizione; quando il tempo a sua disposizione ebbe termine, prese le sue cose ed uscì dall’aula, senza salutare così com’era entrato.
L’esperienza fu paradossale, non è facile stare insieme in un gruppo per così tanto tempo, senza sentirci in dovere di riempire il nostro imbarazzo con delle parole, solo quattro o cinque persone su oltre trecento presenti dopo un quarto d’ora di silenzio uscì dall’aula, tutti gli altri rimanemmo fermi al nostro posto, benché attoniti e straniti.
La lezione successiva si ripresentò, avendo stavolta a disposizione solo un’ora, e ci interrogò sulle nostre sensazioni, su ciò che avevamo provato, su com’eravamo rimasti di fronte a quell’atteggiamento per noi senza precedenti, poi ci disse che era il modo migliore che potesse immaginare per farci comprendere cos’è un transfert, in questo modo l’avevamo toccato con mano: solo il nostro transfert su di lui aveva fatto si che stessimo due lunghe ore ad ascoltare quel silenzio, senza protestare e senza uscire dall’aula.
Il silenzio è quando smettiamo d ascoltare il mondo esterno ed ascoltiamo l’incessante dialogo interno con noi stessi, il pensiero necessita di silenzio.
Ciao
Grazie per il tuo commento che potrei definire di memoria esperienziale... Mi è piaciuta anche la tua definizione di silenzio.
EliminaTrovo affascinante il genere di studi che hai fatto ma personalmente avrei dei dubbi sulla pratica;il terreno mi sembra insidioso....
Buon tutto