Mark Rothko - Orange and Yellow
In quasi tutti i suoi quadri astratti, a metà o a un quarto della superficie è tracciata una divisione che segna il passaggio da un colore all’altro. Non una linea – Rothko non ne voleva sapere di Mondrian, delle sue linee e dei piani schematici – ma una separazione, una striscia, una zona d’ombra e di confine. (..) una frattura.
.... Le tele pongono domande all’osservatore e lo inducono alla meditazione. Se cerchi le forme abbastanza a lungo, alla fine rimescoli i colori e trovi la luce che hanno dentro.
Eppure dava a ogni osservatore la sensazione di penetrare in un mondo sconosciuto, irreale, indistinto, che poteva essere tanto il paradiso quanto l’inferno. Rothko crea questo effetto stendendo sulla tela dieci, dodici, quattordici, anche venti strati di colore sottili e trasparenti come carta velina. Ogni strato si differenzia leggermente dal precedente, e così il rosso, o il nero, viene a essere formato da molte sfumature diverse di rosso o di nero. Davanti a quel rosso l’osservatore può pensare alla lava, davanti a quel nero a una colata di fango o a un’altra materia in movimento e in incessante mutamento....
da "Anime baltiche” di Jan Brokken
Lettura vivamente consigliata
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