L’ ARTE DI VEDERE
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.. Non c'è niente in cui le persone differiscano più che nei loro poteri di osservazione. Alcuni si accorgono solo della metà della vita che sta accadendo intorno a loro. Altri, invece, sono acutamente vivi: la loro intelligenza, i loro poteri di riconoscimento, sono in piena forza negli occhi e nelle orecchie in ogni momento. Vedono e sentono tutto, che li preoccupi direttamente o meno. Non passano mai senza vedere un volto familiare per strada; non sono mai ignari di alcuna caratteristica o suono o oggetto interessante sulla terra o nel cielo intorno a loro. Il loro potere di attenzione è sempre in allerta, non per sforzo cosciente, ma per abitudine e disposizione naturali. Si può dire che le loro facoltà percettive siano sempre in servizio. Si rivolgono al mondo esterno a una mente più sensibilizzata rispetto alle altre persone. Le cose che passano davanti a loro vengono catturate e individualizzate all'istante. Se visitano nuovi paesi, vedono contemporaneamente le caratteristiche delle persone e del paesaggio. L'impressione non è mai sfocata o confusa….
John Burroughs
Leaf and tendril
The Art of Seeing Things
1908
Molte persone vedono ciò che vogliono o che sono predisposte a vedere, ciò che si aspettano di trovare; a volte vedono cose che non esistono, solo perché le desiderano.
RispondiEliminaIl curioso è disposto a vedere al di là dei suoi schemi mentali, ad andare oltre i propri pregiudizi e si accorge, o meglio incontra, molte più cose della maggior parte dei suoi simili.
Spesso la sua sola presenza, la sua predisposizione ad accoglierle, fa si che queste cose accadano in sua presenza, senza la quale, probabilmente, non si manifesterebbero neanche.
Non sempre però il curioso è disposto ad accorgersi e ad entrare nei sentimenti altrui, che è l’aspetto più faticoso di entrare nelle cose del mondo e dell’uomo, perché non puoi capire il sentimento altrui senza provarlo a tua volta.
Il curioso può accogliere vicende, aneddoti, pluralità che colpiscono il suo senso di meraviglia e solleticano la sua intelligenza, ma non necessariamente entra nell’ambito emotivo altrui, anzi, spesso si comporta come un turista che registra le novità senza comprenderle a fondo o travisandone il senso.
Entrare davvero nelle cose e nell’altro è condividerne il senso, il milieu intérieur, e costa moltissimo al nostro sistema emotivo, non solo come carico sentimentale, ma perché oltre a saper entrare nell’altro, dobbiamo anche saperne uscire: e questa è la cosa più difficile.
Infatti, anche Teseo, l’eroe ateniese, aveva compreso che il pericolo per lui non era costituito solo dal Minotasuro, ma anche dall’uscire dal labirinto e, ancora, cosa su cui si riflette di meno, da Arianna, che lo aiutò a farlo, perché questo comportava un debito di gratitudine con lei, che la ragazza equivocò con un debito d’amore.
Ciao
Ti riferisci a quella porta di accesso agli stati d’animo che è l’empatia?
EliminaQuesto aspetto sulla vicenda di Teseo non lo avrei mai considerato.
Sull’entrare… Come entrare nelle righe di un post e curiosando dilatare il suo significato, distillarlo, portarlo fuori dai suoi confini..
Ciao Garbo e grazie, come sempre
Uno dei miei maestri storici, il compianto Gaetano Benedetti (psichiatra e psicoanalista), ha avuto il merito di ampliare la mia concezione di empatia che, fino a quel momento, era di matrice kohutiana (Heinz Kohut, psicoanalista).
EliminaNon si tratta più per me adesso di mettermi nei panni dell’altro, di provare ciò che lui prova, ma di uscire da me stesso per entrare nel paziente, vivere la sua esperienza, la sua difficoltà, il suo desiderio e finanche il suo delirio e le sue allucinazioni, senza farmi spaventare da quel senso di estraneità perturbante che la follia si porta dietro da sempre.
Devo frammentarmi a mia volta, come lui, e poi ricompormi, entrare ed uscire dall’esperienza psicotica che egli sta vivendo, non con un atto invasivo, che vivrebbe con terrore, ma creando piuttosto un terreno di incontro duale costituito dalle mie identificazioni profonde con lui, per far spazio alle possibili sue identificazioni con me, che lo aiuteranno a creare insieme a me fondamenta più solide per il suo Sé.
Anni fa ebbi a che fare con un giovane schizofrenico terrorizzato dall’idea di entrare nella sua camera da letto convinto che il percorso fra la porta d’ingresso e il letto fosse attraversato da un invisibile e terrificante reticolato elettrificato che avrebbe potuto fulminarlo se solo lo avesse incautamente sfiorato.
Gli operatori della struttura tentarono invano di convincerlo che non esisteva alcun pericolo, io invece prendevo molto sul serio questi suoi deliri e mi avventuravo prima di lui ad attraversare il reticolato stando ben attento a dove mettevo i piedi, magari tastando prima con un oggetto per non correre alcun rischio, e mi avvicinavo al suo letto chiedendogli di seguirmi mettendo i piedi dove li avevo messi io.
Sembra folle, ma dopo qualche mese di questa follia lui ha iniziato a fare da solo il percorso mentre io lo guardavo, poi non è più servita la mia presenza, infine non si curava più del reticolato elettrificato perché era diventato bravo e poteva percorrerlo ad occhi chiusi o al buio.
Tornando al tuo post, bisogna saper vedere ciò che c’è, ma anche quello che non c’è, ma potrebbe accadere o trasformarsi davanti ai nostri occhi.
Per me è un piacere essere qui a dialogare con te.
Ciao
Grazie …
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