MENTRE CURA STAVA ATTRAVERSANDO UN CERTO FIUME, VIDE DEL FANGO ARGILLOSO. LO RACCOLSE PENSOSA E COMINCIÒ A DARGLI FORMA. ORA, MENTRE STAVA RIFLETTENDO SU CIÒ CHE AVEVA FATTO, SI AVVICINÒ GIOVE. CURA GLI CHIESE DI DARE LO SPIRITO DI VITA A CIÒ CHE AVEVA FATTO E GIOVE ACCONSENTÌ VOLENTIERI. MA QUANDO CURA PRETESE DI IMPORRE IL SUO NOME A CIÒ CHE AVEVA FATTO, GIOVE GLIELO PROIBÌ E VOLLE CHE FOSSE IMPOSTO IL PROPRIO NOME. MENTRE GIOVE E CURA DISPUTAVANO SUL NOME, INTERVENNE ANCHE TERRA, RECLAMANDO CHE A CIÒ CHE ERA STATO FATTO FOSSE IMPOSTO IL PROPRIO NOME, PERCHÉ ESSA, LA TERRA, GLI AVEVA DATO IL PROPRIO CORPO. I DISPUTANTI ELESSERO SATURNO, IL TEMPO, A GIUDICE, IL QUALE COMUNICÒ AI CONTENDENTI LA SEGUENTE DECISIONE: “TU, GIOVE, CHE HAI DATO LO SPIRITO, AL MOMENTO DELLA MORTE RICEVERAI LO SPIRITO; TU, TERRA, CHE HAI DATO IL CORPO, RICEVERAI IL CORPO. MA POICHÉ FU CURA CHE PER PRIMA DIEDE FORMA A QUESTO ESSERE, FINCHÉ ESSO VIVE, LO CUSTODISCA. PER QUANTO CONCERNE LA CONTROVERSIA SUL NOME, SI CHIAMI HOMO POICHÉ È STATO TRATTO DA HUMUS”.
Il mito di Cura - Igino - I secolo A.C.
Il nome cura, del dio minore pagano, e' latino e se spontaneamente viene tradotto con l'italiano cura simile al care inglese ha significato si di premura e sollecitudine ma anche di inquietudine, apprensione, affanno.
Quindi protagonista della storia e' allora l' inquietudine, personificata in Cura, creatrice e accompagnatrice dell'uomo.
L'inquietudine è la condizione nella quale avvertiamo un senso di dis-orientamento, che ci mette in guardia sullo stato di stabilità, o instabilità, del nostro disagio, e ci fa andare alla ricerca di un nuovo orientamento. Cifra fondamentale del disorientamento è proprio l'inquietudine. È proprio quando si è disorientati che inizia la riflessione sulle decisioni da prendere nella vita. Nuove situazioni, nuovi problemi e nuove irritazioni mantengono l'orientamento in un'inquietudine costante. Per questo l'inquietudine è l'atmosfera di base dell'orientamento. Se le situazioni non sono né prevedibili né calcolabili o verificabili, domina l'inquietudine intorno alla domanda se ci si è orientati correttamente prendendo decisioni giuste; l'inquietudine può trasformarsi in paura di non aver preso la decisione opportuna. E la paura può degenerare, in casi estremi, in disperazione se il dubbio nei confronti delle proprie possibilità d'azione paralizza l'azione stessa. Infine, la disperazione può portare alla depressione o percezione della sconfitta e senso di impotenza. Se invece l'orientamento riesce e la direzione presa conduce a una soluzione soddisfacente, segno e misura del riuscito orientamento sarà la quiete, e nella quiete il bisogno di orientamento si placa. Nietzsche concepì inquietudine e quiete come poli del bisogno di orientamento. Ne La gaia scienza scrive infatti il filosofo tedesco che il nostro bisogno di conoscenza deriva dalla ricerca della quiete; la gioia del conoscere manifesta il recuperato senso di sicurezza e il ritrovato orientamento. (F. Rigotti)
Bello lo scritto che hai trovato di Igino che proprio non conoscevo (bello fare scoperte così) e interessante la descrizione successiva, soprattutto quando parla della paura e dei due poli individuati da Nietzsche (inquietudine e quiete). Sembrano scritti per ciò che succede oggi.
RispondiEliminaIn questa società che spesso guarda al futuro (per carità, va benissimo) guardando invece da dove proveniamo troviamo risposte per ciò che siamo e ciò che potremmo diventare.
Un salutone e buona domenica
Già, certe volte le cose che leggi, che studi, che trovi per caso si incastrano nei momenti di vita come un perfetto puzzle...
EliminaCiao, buon tutto a te e grazie