"L'arte è una condizione, una condizione eraclitea di continuo mutamento" (Marcel Duchamp)
Arte contemporanea. L’argomento del nuovo calendario. Prendo spunto dal commento di Garbo.
Sono molti ad individuare gli anni del dopoguerra come il momento in cui nasce l’arte contemporanea spesso confusa con l’arte moderna. Quest’ ultima nasce all’inizio del 900 ed è ormai lontana da noi. La seconda invece è vicina ai nostri giorni tanto che la sua produzione è in atto e in continua trasformazione. Per capire meglio la differenza con l’arte moderna si può sottolineare la tendenza dell’arte contemporanea a coinvolgere innovativi strumenti d’espressione, come la fotografia, la musica e l’arte digitale.
I movimenti che si sono susseguiti sono moltissimi e i più disparati e per la maggior parte non rientrano nelle mie preferenze. Installazione, neo pop, performance art, fluxus, iperrealismo, graffitismo, massimalismo..
Con qualche eccezione.
Zao Wou Ki, cinese naturalizzato francese, è stato uno dei maestri dell’ astrazione lirica, corrente di cui faceva parte anche de Staël che abbiamo visto nel post precedente. Nelle sue opere fondeva modernismo francese, spiritualità orientale con accenni di tecniche ad inchiostro della tradizione cinese.
Mancato alcuni anni fa all’età di 93 anni, stazionava nella classifica dei top artists con 69 milioni di dollari.
La particolarità dell’arte contemporanea è che si trova di rado nei musei ma quasi esclusivamente presso gallerie d’arte, aste e privati.
buon 2021 e buon tutto Julia
RispondiEliminaCiao
Clem
Molto bello quel quadro, lascia intendere un mondo tutto da scoprire. Come un mare dove approdi ad un mondo innevato. Belli i colori usati dall'artista per descrivere ciò che voleva. E' vissuto sino a 93 anni...mica male. Anche questo artista non lo conoscevo e grazie al tuo post l'ho scoperto.
RispondiEliminaUn salutone
Mi piace la citazione di Marcel Duchamp riguardo alla condizione eraclitea dell’arte come continuo mutamento e alla sfida che si pone agli artisti nel rappresentare (o mostrare) questo mutamento in un’unica opera o nell’intero ciclo artistico.
RispondiEliminaPer secoli pittori, scultori e architetti si sono concentrati a rappresentare lo spazio e le sue infinite variazioni, la prospettiva, i giochi di luce … solo di recente, mi pare, qualcuno ha iniziato a pensare al tempo.
Un mio amico, pittore non professionista, nel corso di una sua esposizione pittorica individuale autofinanziata, mi condusse di fronte ad un trittico di opere molto simili esposte l’una di seguito all’altra e dipinte a distanza di qualche anno l’una dall’altra, e mi invitò a dirgli cosa ne pensavo.
La cosa che mi colpì era che il tempo e l’esperienza di vita intercorsi fra l’una e l’altra, avevano modificato il tratto, la pennellata e l’uso dei colori come se volessero mostrare un processo, un’evoluzione che andava dall’emotivamente cupo e a tratti spaventoso fino a tracce di apertura e di speranza vaghe, aeree e non ancora solidificate.
Pur non avendo mai preso un pennello (o uno scalpello) in mano, ho parecchi amici che hanno a che fare con l’arte, alcuni la producono, un paio hanno una galleria d’arte e uno fa il critico e scrive libri e articoli sui giornali, quando capita facciamo interminabili discussioni sull’arte contemporanea (a proposito, grazie per aver citato il mio blog) e io in genere li ascolto con attenzione, talvolta cercando di dare il mio modesto contributo.
Non riesco a capire molte cose, ad esempio com’è che anche il contadino ignorante fiesolano quando gli capitava di scendere in città rimanesse folgorato dal David di Michelangelo esposto all’ingresso di Palazzo Vecchio (dove adesso c’è una copia) anche se non sapeva niente di scultura, di arte né riusciva a comprendere e ad apprezzare le misteriose consonanze neo-platoniche di cui quel capolavoro è imbevuto, mentre adesso può capitare che uno come me, altamente scolarizzato, in genere sensibilizzato artisticamente, possa porsi di fronte a molte opere di artisti contemporanei senza provare sensazione alcuna e avvertendo, anzi, vago sentore di mistificazione e di intorbidamento delle acque quando leggo le brochure che accompagnano l’opera o una mostra.
Ciò, per fortuna, non vale in ogni caso per tutta l’arte contemporanea, ci sono manufatti artistici che mi “parlano” subito, riesco ad apprezzarli, anche se questo non vuol dire necessariamente che potendo le acquisterei; per questo mi colpisce, pur dandoti perfettamente ragione, il fatto che queste opere “si trov[ino] di rado nei musei ma quasi esclusivamente presso gallerie d’arte, aste e privati”, dovrebbe essere vero il contrario, perché spesso si tratta di opere pur se pregevoli, esteticamente “pesanti” da esporre in un domicilio privato, dove sono visibili per ore proprio nei momenti di relax e da mostrare alla tua ristretta cerchia di amici.
Zao Wou Ki ha vissuto una straordinaria esperienza artistica capovolta, perché dall’amore viscerale per l’arte occidentale e soprattutto per Paul Klee, del quale si appropria profondamente della sua cifra pittorica e del passaggio dal figurato all’astratto, giunge a riappropriarsi delle sue radici culturali, del simbolismo iconico calligrafico e dell’uso dell’inchiostro di china nelle sue inimitabili incisioni e litografie.
Devo ammettere che l’opera 15-11-2001 inaugura magnificamente il nuovo anno.
Ciao, buon inizio.
Ciao Garbo, leggo ora il tuo come sempre sentito commento. E come sempre quando lo vedo apparire mi metto comoda e gli dedico il giusto tempo..
EliminaCome ho scritto e come te non amo tutto ciò che propone l'arte contemporanea, anzi proprio una minima parte. E non tollero proprio il puro e freddo marketing e le opere che spinge che sono lungi, per me, da quello che ritengo arte. Primo fra tutti Damien Hirst.
Sono felice che tu abbia apprezzato.
Ti ringrazio dell'augurio che ricambio di cuore...
PS
EliminaHo appena letto questo articolo... Ho pensato a te ...
https://okarte.it/index.php/194-recensioni/56219-le-opere-d-arte-ci-parlano-ascoltiamole
Ti ringrazio per il pensiero e per il link, che ho trovato molto interessante. Con alcuni miei amici, artisti o no, abbiamo fatto e continuiamo a fare innumerevoli discussioni riguardo alla fruizione e interpretazione di un’opera d’arte. Valter Curzi potrebbe essere un ulteriore interlocutore per questa discussione, seppure attraverso il suo libro.
EliminaCiao