Johannes Vermeer - Il geografo - 1668
Nel Seicento i Paesi Bassi hanno totalmente abbracciato la fede protestante, la loro struttura è religiosamente tollerante e la grafia diventa per eccellenza il mezzo di conoscenza per l'esplorazione di nuovi mondi, per il controllo dei mari, per le campagne militari, per supportare i commerci. Allo stesso modo dei cartografi, i pittori olandesi concepivano dunque il quadro come una superficie piatta sulla quale descrivere il mondo visibile tanto che in nessun altro Paese come l'Olanda le due professioni coincidono. La pittura diventa una via d'accesso alla conoscenza e alla conquista del mondo, a un sapere nuovo, fisico e sperimentale, diverso da quello teoretico e dogmatico consacrato dalla nostra Chiesa cattolica.
L' idea è che la cultura visiva olandese intenda il disegno e la pittura come l'arte di fissare e riprodurre il mondo visibile così come appare: ut pictura ita visio, al contrario del nostro ut pictura poësis per cui l'arte del dipingere coincide con quella del narrare le gesta di uomini e dei.
Ma chi è l'uomo curvo sulle carte? Forse Spinoza, forse il naturalista Antoine van Leeuwenhoek di Delft oppure un autoritratto del pittore stesso? E quella che il misterioso personaggio sta studiando è una mappa terrestre o celeste? Gli enigmi di questa immagine da Jan Vermeer, oggi visibile a Francoforte, sono quasi sicuramente destinati a rimanere irrisolti.
Quanto mi piace Vermeer! Grande pittore vissuto in un'epoca non certo facile e poi la vita che ha fatto e ciò che ha vissuto a livello personale...
RispondiEliminaUn salutone per la piacevole visita al tuo blog
ex blogger Accadebis