Tempo che perdiamo, che aspettiamo, che rimpiangiamo o che abbiamo dimenticato, che ancora non conosciamo o che ha finito per scavalcarci. Se c'è un colore che in Proust accompagna il suo scorrere e divenire è il verde.
Nella Recherche il verde è uno sfondo uniforme, è il colore del principe in fuga, del re degli inafferrabili: il tempo, che tiene insieme esseri, luoghi e momenti nel "velluto inimitabile degli anni".
Colore spontaneamente presente in natura, per secoli fu ricavato da piante e radici o più semplicemente mischiando il blu e il giallo. Me era la disperazione dei pittori perché altamente instabile. Agli inizi dell'Ottocento due chimici tedeschi, Russ e Sattler, portarono alla sintesi in laboratorio di un pigmento particolarmente brillante che venne chiamato Emerald Green, Verde Smeraldo. Lucente e poco costoso non venne usato solo dai pittori ma anche da architetti e decoratori d'interni. Essendo però altamente tossico negli anni fece più morti di un'epidemia.
Sfumatura solitamente associata al gioco e al destino. Il verde dell'attesa, legato alle cose mutevoli e volubili come la speranza, la fortuna, l'amore, il caso. Il verde è un colore complicato da gestire proprio come il tempo.
da una rilettura di Marangoni "Proust. I colori del tempo"
Michael Eastman è un'artista americano che ha esplorato gli interni e le facciate di città diverse come L’Avana, Lisbona, Roma, San Francisco, Tokyo e Buenos Aires, producendo fotografie unite dalla loro precisione visiva, monumentalità, uso pittorico del colore, ricche di narrativa e incarnate da un senso intrinseco del luogo e del tempo. Le sue immagini sono apparse su Time, Life, Art in America e New York Times. Il lavoro di Eastman è in numerose collezioni pubbliche e private, tra cui il Metropolitan Museum of Art, Museo di arte moderna di San Francisco, Art Institute of Chicago e molti altri.