Madame Swann compariva, dispiegando attorno a lei un abito sempre diverso, ma che ricordo soprattutto viola"
Odette non esce mai senza dei fiori viola appuntati sul petto. Gli Swann vivono a due passi dal viale delle Acacie e in casa loro enormi bouquet di violette di Parma troneggiano in salotto. All'ombra delle fanciulle in fioresi chiude con Madame Swann che passeggia per i viali del Bois con il suo parasole color malva. Odette cambia marito, abito e pettinatura ma il viola l'accompagna per tutta la Recherche. Swann si innamora di lei il giorno che va a trovarla: Odette è in casa malata e lui la trova pallida e delicata come una fanciulla del Botticelli, avvolta in una vestaglia "in crepe de Chine mauve".
Il color malva è una nuance della scala cromatica viola. Una gradazione intermedia tra il lilla e il color lavanda ma con diverse sfumature. Per secoli il viola fu prodotto naturalmente seguendo un laborioso processo di origine fenicia bollendo dei molluschi e ricavando dal loro muco un pigmento colorato. Come il blu il viola era difficile da ottenere e quindi esclusivo: se l'oltremare era il colore del potere divino, il viola simboleggiava la potenza terrena e impreziosiva gli abiti di imperatori, consoli, senatori.
Il viola fu definito da Carl Gustav Jung “il colore tra l’umano e il divino, l’unione di due nature”, mentre Kandinskij affermava che “il viola tende ad allontanarsi da chi guarda” e che “ha in sé qualcosa di malato, di spento (cenere di carbone!), di triste”. L’artista evidenzia che nascendo il viola dall’unione di altri colori, presenta una forte instabilità “quando i colori si mescolano tendono a perdere l’equilibrio”.
La versione sintetica fu scoperta casualmente nel 1859 dal giovane chimico inglese Perkins. La ricetta si diffuse in breve tempo e per un lungo periodo il Nord Europa divenne mauve. Il viola era quindi un colore molto in voga all'epoca di Proust. Era la nuance preferita dagli impressionisti e sarti e creatori del tempo ne facevano largo uso; alla fine dell'Ottocento lo si vedeva così dappertutto che si finì per parlare di "decennio mauve".
Marcel Proust, da sempre desideroso di visitare Parma, pur non riuscendoci mai, riflette molto sul nome della città e sulle sensazioni che suscita in lui. L’autore della Recherche associa a Parma il color malva proveniente dalle sue celebri violette; la sola sillaba che in francese compone il nome “Parme” innesca una serie di corrispondenze sensoriali e trasmette a Proust un senso di pesante dolcezza che riporta il pensiero all’ “immensa coppa di cristallo zeppa di violette di Parma” nel salotto di Odette de Crécy.
È possibile, nella stagione giusta, visitare l'Orto Botanico di Parma e fare esperienza del viola di Proust..
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