"Quando il primo incontro con qualche oggetto ci sorprende, e lo giudichiamo nuovo o molto differente da quel che ne conoscevamo prima oppure da quel che noi supponevamo che dovesse essere, ciò fa sì che ci meravigliamo e ne siamo stupiti... Mi sembra che la meraviglia sia la prima di tutte le passioni".
Niccolò dell'Arca - Compianto sul Cristo morto - 1463
Cartesio, Le passioni dell'anima
Cartesio classifica le emozioni che agitano l'uomo e mette al primo posto l'admiration. Nel termine admiration è evidente il nesso con il verbo latino miro che indica uno sguardo estasiato e appassionato, un'osservazione che non lascia indifferenti ma genera ansia e curiosità. La forza dello stupore dipende dalla novità e dalla capacità di sedurre immediatamente l'animo umano. E' solo così che apprendiamo ciò che prima ignoravamo e, soprattutto, la conoscenza ha la possibilità di persistere nella nostra memoria. Esiste un codice preciso e consolidato che dispone il corpo di chi è colpito dalla meraviglia ed è sempre impreparato ad affrontarla. Il corpo di chi si stupisce assume sempre pose imprevedibili. A volte, sopraffatti dagli eventi, perdiamo il controllo delle nostre posture e diventiamo esseri fragili. Forse è questo il motivo per cui le statue in terracotta del Compianto di dell'Arca sono state spesso nascoste ai fedeli data la disperazione assoluta che esprime. Lo stesso motivo per cui anche altre opere che raccontano lo stupore hanno subìto un destino oggi difficile da comprendere. L'opera si trova a Bologna nella Chiesa di Santa Maria della Vita. E' un'opera aliena, lontana dalle rappresentazioni sacre che mirano al conforto, alla riflessione, alla preghiera. Per la prima volta assistiamo ad uno stupore che genera dolore. Niccolò plasma emozioni senza filtri intellettuali né spirituali. Ci mette di fronte ad uno stupore così profondo da accendere il pianto, senza sciogliersi nella rassegnazione.
Da una rilettura di "L'arte in sei emozioni"