lunedì 28 aprile 2025

1874

 È il 19 novembre 1914 quando In dieser großen Zeit, In questa grande epoca, di Karl Kraus è pronunciato al Wiener Konzerthaus. Un estratto:

Il progresso vive per mangiare, e a volte dimostra addirittura di poter morire per mangiare. Sopporta ogni pena al fine di essere felice. Volge il pathos verso le premesse. L’estrema affermazione del progresso ha decretato ormai da tempo che la domanda si regoli sull’offerta, che si mangi perché sia un altro a diventare sazio, e che il venditore ambulante interrompa persino i nostri pensieri offrendoci cose di cui non abbiamo alcun bisogno. Il progresso, sotto i cui piedi l’erba si mette a lutto e il bosco diventa carta da cui crescono fogli di giornale, ha subordinato la vita ai viveri, trasformando noi stessi nelle viti di ricambio dei nostri utensili. Il dente dell’epoca è cavo; poiché quando era sano giunse la mano che vive di otturazioni. Là dove si è spesa ogni forza per togliere ogni asperità alla vita, non rimane nulla che ancora necessiti di essere protetto. In quei luoghi l’individualità può vivere, ma non può più nascere. Potrà forse, coi suoi desideri nevrotici, far comparsa come ospite in zone dove, nel comfort e nella prosperità, circolano avanti e indietro automi privi di volto e di saluto.



Der Fortschritt lebt, um zu essen, und beweist zuzeiten, daß er sogar sterben kann, um zu essen. Er erträgt Mühlsal, damit es ihm wohl ergehe. Er wendet Pathos an die Prämissen. Die äußerste Bejahung des Fortschritts gebietet nun längst, daß das Bedürfnis sich nach dem Angebot richte, daß wir essen, damit der andere satt werde, und daß der Hausierer noch unsern Gedanken unterbreche, wenn er uns bietet, was wir gerade nicht brauchen. Der Fortschritt, unter dessen Füßen das Gras trauert und der Wald zu Papier wird, aus dem die Blätter wachsen, er hat den Lebenszweck den Lebensmitteln subordiniert und uns zu Hilfsschrauben unserer Werkzeuge gemacht. Der Zahn der Zeit ist hohl; denn als er gesund war, kam die Hand, die vom Plombieren lebt. Wo alle Kraft angewandt wurde, das Leben reibungslos zu machen, bleibt nichts übrig, was dieser Schonung noch bedarf. In solcher Gegend kann die Individualität leben, aber nicht mehr entstehen. Mit ihren Nervenwünschen mag sie dort gastieren, wo im Komfort und Fortkommen rings Automaten ohne Gesicht und Gruß vorbei und vorwärtsschieben. 


 

sabato 19 aprile 2025

 “Per quanto gli uomini, riuniti a centinaia di migliaia in un piccolo spazio, cercassero di deturpare la terra su cui si accalcavano, per quanto la soffocassero di pietre, perché nulla vi crescesse, per quanto estirpassero qualsiasi filo d’erba che riusciva a spuntare, per quanto esalassero fiumi di carbon fossile e petrolio, per quanto abbattessero gli alberi e scacciassero tutti gli animali e gli uccelli, – la primavera era primavera anche in città. Il sole scaldava, l’erba, riprendendo vita, cresceva e rinverdiva ovunque non fosse strappata, non solo nelle aiuole dei viali, ma anche fra le lastre di pietra, e betulle, pioppi, ciliegi selvatici schiudevano le loro foglie vischiose e profumate, i tigli gonfiavano i germogli fino a farli scoppiare; le cornacchie, i passeri e i colombi con la festosità della primavera già preparavano nidi, e le mosche ronzavano vicino ai muri, scaldate dal sole. Allegre erano le piante, e gli uccelli, e gli insetti, e i bambini. Ma gli uomini – i grandi, gli adulti – non smettevano di ingannare e tormentare se stessi e gli altri. Gli uomini ritenevano che sacro e importante non fosse quel mattino di primavera, non quella bellezza del mondo di Dio, data per il bene di tutte le creature, la bellezza che dispone alla pace, alla concordia e all’amore, ma sacro e importante fosse quello che loro stessi avevano inventato per dominarsi gli uni sugli altri”.

Lev Tolstoj - “Resurrezione” - incipit


Sei dunque ancora splendidamente moderno, Gesù di Nazaret, e temo che continuerai ad esserlo, finché l'umanità non avrà trovato il modo di raggiungere la fine dei tempi o, come dicevi più volentieri Tu, la gloria.

L'Eterno ha fatto l'uomo senza storture, mi dicevo con Qohélet, ma gli uomini hanno inventato infinite complicazioni.

D'altronde, nessuna religione ha mai saputo districarsi dalla confusione tra ragioni umane e ragioni divine: le ragioni umane sono tutte opinabili, mentre le ragioni divine sono, ma per forza mistica, perciò potrebbero benissimo non essere.

...l'amore sprecato può essere più straziante di un tradimento prescritto.

Pensavo che ogni essere umano - o solo qualcuno - ha il suo verbo - io sono - da realizzare, grande o meschino che sia, divino o demoniaco.

Rabbi, per noi - coloro ai quali non viene dato abbastanza - la fede può consistere nel non fare domande: né all'Eterno, né a Te, né a noi stessi. 
Ma anche questo sconfina nelle eterne sfere della non vita, e forse l'unica via è non aspettare risposta alle domande che non possono averne.

Giuseppe Berto - “La gloria”