mercoledì 20 febbraio 2019

CONSIGLI DI LETTURA

Com'era bella Parigi narrata da Roberto Calasso ne "La folie Baudelaire", tra la nascita del poeta (1821) e la morte di Proust (1922). Pittura, musica, letteratura, salotti: il centro del mondo. La disfida tra classici e romantici tra Ingres e Delacroix, Chopin che arriva speranzoso da Varsavia, i Salon ufficiali e i Refuses, l'Eduard Manet del Dejeuner sur l'herbe e di Olympia, Degas e Monet, gli impressionisti su su fino a Cezanne, i Fauves, Picasso e la nascita delle gallerie d'arte e i grandi mercanti. I salotti di George Sand con de Musset o di Madame Recamier del dipinto di Jacques Louis David. Con codazzo di artisti, politici e avventurieri.
E' come se ci fosse stato anche lui, Enzo Restagno, nel salotto munifico della Princesse de Polignac, tra Faure' e Chabrier, visto cosa riesce a raccontare nel suo "Ravel e l'anima delle cose". A quei mondi Proust si ispira per il salotto di Madame Verdurin, nella Recherche. Sono i tempi di Isadora Duncan, Cocteau, Djagilev e i Balletts Russes, di Colette e de l'Exposition Universelle del 1889 che innalza e lascia al futuro di Parigi la Tour Eiffel - altro che Albero della vita - e che per la gioia dei melomani fa conoscere i grandi gong Gamelan che incantano Debussy..
E dopo? Con un salto diabolico eccoci all'oggi, con la selfite acuta, ormai sindrome nevrosica, accanto ad arti figurative ove non conta piu' l'opera ma l'autore, l'artista in quanto personaggio pieno di like, esperienziale. I CD di musica classica, in via di estinzione, portano via con se' anche quei preziosi libretti che spiegavano autori e pezzi. Informazioni semplici, che YouTube misteriosamente non fornisce. E che dire dell'enorme quantita' di libri che neppure una lettura trasversale consente di affrontare. Abbiamo forse piu' libri che lettori? Siamo passati dai salotti al facciamo l' aperitivo?
Nel frattempo, per fortuna, mirabilia su altri fronti: scienze e medicina. Che avrebbero salvato Mozart. E che in soli cent'anni hanno raddoppiato la vita media. Pas mal du tout.

M. Waltz

La folie Baudelaire di Roberto Calasso

Ravel e l'anima delle cose  di Enzo Restagno

5 commenti:

  1. Hai descritto una Parigi centro del mondo della sua epoca, come gli incontri in casa di Stéphane Mallarmé e il circuito di nomi che hai fatto nel post. Non ho letto "Ravel e l'anima dell cose" ma lo farò appena possibile (hai consigliato una bella lettura). E oggi?...Mah! La selfite acuta di cui parli sembra travolgere tutto. Ben intenso, adopero le nuove tecnologie ma per alcune cose essenziali (la posta, la gestione online delle bollette, il blog ecc.) ma non ho account su altri social network (no facebook, no twitter, no instagram) e non cerco i "like".

    Tuttavia scienza e medicina come dicevi nel post ci hanno aiutato molto. Molto dipende da come usiamo le nuove tecnologie...
    Un salutone e alla prossima

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    1. Io sono allergica ai social e non so cosa darei per veder tornare ai tavolini dei caffe' un po' di cultura..
      Il libro di Restagno e' un bel tomo di quasi 700 pagine, non proprio economico, che pero' hanno in quasi tutte le biblioteche. Da leggere anche poco alla volta ma di una ricchezza... Se poi tu ami Ravel non puoi non leggerlo.
      Grazie del consueto passaggio
      Ciao

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  2. Roberto Calasso è per me un appuntamento fisso, fin dai tempi de Le nozze di Cadmo e Armonia; mentre Enzo Restagno mi è più noto come musicologo, ma non ho mai letto niente di suo.
    Temo, purtroppo, che il tempo dei caffè culturali sia finito, oggi la tv ha spettacolarizzato la cultura e i social la stanno banalizzando; alle mostre vedo solo persone che girano con le antennine delle audioguide che dicono loro cosa stanno vedendo invece di farglielo vedere e i convegni culturali mi sembrano lezioni di botanica a giudicare dai narcisi presenti in sala.
    Forse ancora in qualche museo, purché la cultura non sia devitalizzata e mummificata, come accade in quelli di lingua anglosassone; mentre mi piace molto la concezione del museo egizio di Torino e abbastanza quella di qualche museo archeologico sparso nella nostra penisola.
    Io resisto ancora, non so fino a quando, qui sul blog, almeno finché mi rimane l'illusione di un dialogo.
    Ciao

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    1. Anche io resisto e tengo in vita due blog uguali perche' anche se da tempo non e' piu' possibile commentare sul cannocchiale le visite sono tantissime. E non e' una questione di numeri. Mi rende felice sapere che chi e' passato ha portato con se' qualcosa. Qualcosa di bello.
      Questi nostri scambi di commenti sono pensati, sentiti. Sono veri. Voglio pensarli come dei piccoli, poco affollati caffe' culturali virtuali :-)
      Grazie del passaggio
      Ciao e buon marzo

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    2. P.S.
      Hai letto "L'innominabile attuale" di Calasso?

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