venerdì 1 dicembre 2023

DICEMBRE


                                          Wassily Kandinsky   -   Colourful life   -    1907


Le parole ci presentano delle cose, una piccola immagine chiara e familiare, simile alle figure che s'appendono alle pareti delle scuole per dare ai bambini l’esempio di cos’è un banco da lavoro, un uccello, un formicaio, cose concepite come uguali a tutte le altre della stessa specie. Ma i nomi presentano delle persone - e delle città, che essi ci insegnano a credere individuali, uniche come persone - un immagine confusa che da loro, dalla loro sonorità squillante o cupa, trae il colore di cui è dipinta in modo uniforme come uno di quei manifesti, interamente azzurri o interamente rossi, nei quali, a causa della limitatezza dei mezzi, o per un capriccio del decoratore, sono blu e rossi non soltanto il cielo e il mare, ma le barche, la chiesa, i passanti.


La strada di Swann



Nel 1887 alla domanda qual è il colore che preferisco Proust rispose: " Li amo tutti".

Proust era ossessionato da molte cose. Dal tempo, come ci suggerisce la sua opera; dal giudizio degli altri, come si evince dalle sue lettere; da un autista con i baffi, come raccontano i suoi biografi; da un dolcetto a forma di conchiglia, come dicono quelli che non l'hanno letto; dai nomi e infine dai colori. Associare nomi e colori è un istinto naturale per Proust. Ecco che i nomi diventano colori: Quimperle è argento, Pont-Aven rosa, Coutances grassa e gialla come il burro, Bénodet è intrisa del verde delle alghe, Vitré di legno nero e Bayeux di un rosso che diventa oro. Venezia è di velluto rosso, Firenze bagnata nell'oro, Parma coperta di violette.

L'essenza colorata dei nomi non riguarda solo i luoghi ma anche i personaggi: i Guermantes rifulgono nell'oro, Odette è immersa nel malva, Charlus condannato al nero, Gilberte nascosta nel verde. Nell' immenso affresco della Recherche il nome Tiepolo evoca il rosa di una seta impalpabile, Vermeer è il giallo di un muretto caldo di sole, Piranesi il grigio di uno scorcio sinistro, Giotto il blu di una volta stellata.

"Forse la fine più congeniale e più equa per un pittore è quella di essere trasformato in un colore, come Dafne nel lauro" ha scritto Calasso nel libro Il rosa Tiepolo. 

E Proust scrisse a Jean Cocteau: "Il mio libro è un quadro".



da una rilettura di "Proust. I colori del tempo" di E. Marangoni


 


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