venerdì 28 febbraio 2020

DIVAGAZIONI

Entrando nella prima sala della mostra " Anni Venti. L' eta' dell'incertezza" il ritratto di Matteo Marangoni di Bacci e' il primo che si offre alla vista. Un buon preludio e un piacere inaspettato. I libri di Marangoni seppur datati sono stati un viatico per molti dei quali si occupano di arte e critica dell'arte fino ad oggi. Il suo "Saper vedere" che ho letto in due delle tante edizioni riproposte e' stata una lettura affascinante e appassionante.  Nella sezione che segue dedicata all'attesa si ha la sensazione di essere fuori dal tempo. L'attesa e' declinata nelle piu' svariate accezioni di sospensione, spaesamento, malinconia, inquietudine, incanto e stupore. La "Testa femminile" di Casorati e' sublime.. Stupore. Dell' eclissi dello stupore dal panorama delle emozioni contemporanee ne ha parlato poco tempo fa in un articolo Puliga, con  parole che rasentano la poesia: "...in bilico tra parola e silenzio, lo stupore, scaturito da un vedere non perché si guarda, ma perché si è stati guardati, può sfociare nella feriale accettazione del vivere, e quindi del morire. Se esso è terreno di coltura per la conoscenza, alimentarne il respiro nel quotidiano significa non smettere di cominciare: ed è fatica. Occorreranno pietra e cielo, collezioni di istanti e prove generali di eternità per diventare grembi di stupore, per renderlo compagno di strada, di attesa e di desiderio, al nostro fianco in una festa dello sguardo che generi incontro. E che ci faccia scorgere il mistero che si acquatta negli interstizi dei giorni, aiutandoci a vivere anche le emozioni più dolorose". E non stupisce la bellezza dell'ultimo, "Ritratto della moglie", di quell'Ubaldo Oppi in piena ascesa negli anni venti, che conobbe Picasso a Parigi e gli rubo' l'amante, la bellissima modella Fernande Olivier; per il quale fu coniata l'espressione "Realismo magico" e che fini' amaramente in tribunale perche' i suoi nudi furono ritenuti troppo ose', poi processato per oltraggio al pudore ma unanimamente assolto. Un anonimo giornalista scrisse: "Alcune sue donne nude sono proprio nude, non come spesso le modelle senza abiti..."
A Oppi e' dedicata una splendida mostra "Ritratto di donna. Il sogno degli anni Venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi". Una quarantina di opere compresa la Giuditta di Klimt saranno esposte a Vicenza fino al 13 aprile.

La mostra "Anni Venti. L'eta' dell'incertezza" si trova presso il Palazzo Ducale di Genova fino al 1 Marzo.


venerdì 7 febbraio 2020

PRIMA VISIONE





1914, l’Italia sta per entrare in guerra. Una comune di giovani nordeuropei ha trovato sull’isola di Capri il luogo ideale per la propria ricerca nella vita e nell’arte. Ma l’isola ha una sua propria e forte identità, che si incarna in una ragazza, una capraia il cui nome è Lucia. Il film narra l’incontro tra Lucia, la comune guidata da Seybu e il giovane medico del paese. E di un’isola unica al mondo, la montagna dolomitica precipitata nelle acque del Mediterraneo che all’inizio del Novecento ha attratto come un magnete chiunque sentisse la spinta dell’utopia e coltivasse ideali di libertà. Lucia è una carta bianca pronta per essere scritta, una creatura vergine indecisa sulla via da intraprendere, divisa tra visioni del mondo distanti e confliggenti: il medico (la scienza, il positivismo) e la rivoluzione sociale; il pittore guru (l’anima, la spiritualità) e la rivoluzione interiore (la comunità fondata dall’artista, che rassembra quelle degli anni 70, considerata dalla società isolana come un oggetto alieno, una congrega di pervertiti); la famiglia (le radici ataviche dell’identità) e gli affetti che non può rinnegare né respingere.


Un film interessante. Alcune cose andrebbero ridimensionate, tipo il passaggio da analfabeta a bilingue e assidua lettrice di Lucia, il fluente e argomentativo inglese del medico che nemmeno oggi lo si trova, le lunghe danze liberatorie per lasciare piu' spazio all'arte e alla psicologia. Perche' va detto che il personaggio di Seybu riprende quello reale del pittore simbolista Karl Wilhelm Diefenbach che visse a Capri fino alla morte nel 1913 e che la frase " la rivoluzione siamo noi" pronunciate sempre da Seybu e' la straordinaria affermazione/opera di Joseph Beuys, una fotografia a grandezza naturale in cui l'artista si incammina verso di noi e ci chiama alla marcia, per essere con lui artisti e rivoluzionari. E' Beuys il vero spirito guida di Capri - Revolution.

Come e' Lucia il  vero spirito libero, l'unica a mio avviso a conquistare la liberta', gli altri credono di essere liberi ma sono comunque incapaci di uscire dal mondo delle loro regole e convinzioni.

Per approfondire




Joseph Beuvys


Karl Wilhelm Diefenbach



sabato 1 febbraio 2020

FEBBRAIO


                                              Paul Gauguin - Autoritratto I miserabili - 1888

Di Paul Gauguin esistono una decina di autoritratti, tra i più famosi "Autoritratto con Aureola", "Autoritratto con Cristo giallo", "Autoritratto con cappello" ma quello che ho scelto ha una storia particolare. Nel settembre del 1888 Van Gogh propose il suo progetto di scambiare opere con i colleghi con cui intratteneva rapporti ami­chevoli, secondo l'esempio degli incisori giapponesi. Chiese quindi a Gauguin e ad  Emile  Bernard che si ritraessero a vicenda, ma entrambi scelsero di dipingere un autoritratto. Per accontentarlo, comunque, inserirono tutti e due nei loro autoritratti un ritratto schematico dell'altro.  Gauguin si dipinse nelle vesti di Jean Valjean, il protagonista di I miserabili di Victor Hugo. Come commento al quadro lascio che sia lo stesso Gauguin a farlo nella lettera che scrisse a Van Gogh nella quale egli para­gonava l'eroe di questo romanzo, emarginato dalla società ma ricco d'amore e forza interiore, agli artisti non compresi come Van Gogh e se stesso.
''Mio caro Vincent, abbiamo esaudito il vostro desiderio, pur se in un altro modo ma che mporta, se poi il risultato è lo stesso? I nostri  due  ritratti.
Sento il bisogno di spiegare quel che ho inteso fare non perché voi non siate in grado di percepirlo da solo, ma perché non credo d'esse­re riuscito nel mio intento. La maschera di brigante malvestito e pos­sente come Jean Valjean, che ha una sua nobiltà e dolcezza interio­re. Il sangue in fregola inonda il volto, e i toni da fuoco di fucina che contornano gli occhi indicano la lava incandescente che accende la nostra anima di pittori...
E quel Jean Valjean perseguitato dalla società, messo fuori legge, col suo amore e la sua forza, non è anche l' immagine di un impressionista odierno? Dandogli i miei tratti, voi avete la mia immagine personale come pure il ritratto di tutti noi, povere vit­time della società, che ci vendichiamo facendo del bene. Ah, mio caro Vincent, avreste di che divertirvi a vedere tutti i pittori di qui impregnati della loro mediocrità come tanti cetrioli sott'aceto! ...



fonte: Quaderni COMUnicazione