venerdì 17 dicembre 2021

COLOR OF THE YEAR 2022

Facebook






"Da oltre 23 anni, il Pantone Color of the Year influenza lo sviluppo dei prodotti e le decisioni in materia di acquisti in svariati settori, tra cui moda, arredamento di interni, design industriale, imballaggio dei prodotti e graphic design" si legge sul sito di Pantone alla voce storia del Pantone Color of the Year. 23 anni scanditi per nuances: Turquoise, Emerald, Rose Quartz & Serenity, Living Coral etc. etc., colori dell'anno in ordine sparso che raccontano il mondo in un caleidoscopio di idee, paure, desideri e tendenze. "Parliamo di influssi che possono provenire dagli ambiti più svariati, quali il mondo dello spettacolo e della produzione cinematografica, le collezioni d'arte itineranti e i nuovi artisti, la moda, tutte le sfere del design, le mete turistiche più gettonate, così come i nuovi stili di vita, di gioco e le condizioni socio-economiche". Parliamo di colori che in realtà sono molto, molto più di questo.
"La scelta di Very Peri è ambasciatrice di una nuova prospettiva e visione dell’amata e cara famiglia dei blu", racconta Leatrice Eiseman, Executive Director di Pantone Color Institute, che aggiunge: "Abbracciando le qualità dei blu ma possedendo allo stesso tempo un sottotono viola-rosso, Very Peri mostra un’attitudine vivace e gioiosa, una presenza dinamica che incoraggia l’espressività fantasiosa e una creatività capace di osare".


Del Pantone color of the year ne avevo parlato qui ..


mercoledì 8 dicembre 2021

SECONDA VISIONE




 Il 22 maggio del 1998, Velvet Goldmine veniva proiettato come anteprima al festival di Cannes, vincendo anche il premio come miglior contributo artistico. Il film non avrebbe mai attirato a sé grosse fette di pubblico ma si sarebbe con tutto ciò imposto quasi istantaneamente come pellicola cult, e questo non soltanto grazie all’ardore manifestato per parte di amanti e nostalgici della golden age glitterata, ma anche per merito di un pubblico più giovane, che proprio grazie al lavoro svolto dal regista britannico Todd Haynes avrebbe imparato ad amare il linguaggio di un passato mai veramente sopito. Definire Velvet Goldmine come un semplice racconto di celluloide sul glam rock sarebbe nondimeno riduttivo. Il film prende senza dubbio in esame tutto l’universo di cui sopra, ma lo fa trattando la materia, oltre che in modo erudito, come fosse una vera e propria filosofia di vita, piuttosto che un genere musicale a sé stante. Il mondo del glam raccontato da Haynes è un mondo mitizzato, portato intenzionalmente all’estremo, piacevolmente ai limiti del kitsch e del farsesco. Dai costumi di scena esageratamente stravaganti, alle ambientazioni, sorrette da uno splendido lavoro di fotografia. Per mettere in scena tutto questo sfarzoso spettacolo, Haynes prende a prestito l’ascesa e il tramonto di Ziggy Stardust, l’alter ego più popolare di David Bowie per raccontare la figura problematica della scintillante glitter-rockstar Brian Slade, alias Maxwell Demon, interpretato da un eccelso Jonathan Rhys Meyers. Altrettanto grande un Ewan McGregor, Christian Bale e Toni Collette tra gli altri.

Superba la colonna sonora. Tra ottime rivisitazioni del passato e pezzi originali, che vanno dagli Stooges a Lou Reed, dai New York Dolls ai Roxy Music..

Completa, a questo link:


https://youtu.be/bHTgHussKDM?list=PLbF_xfEdcitRMX3fWfoU3I16xCanlzEyW



Su Amazon Prime la visione del film è disponibile free







mercoledì 1 dicembre 2021

DICEMBRE


Antonio Calderara  -  L'Isola di San Giulio
 

Antonio Calderara è un pittore raffinato che dopo una lunga vita come figurativo è divenuto pittore astratto. Un esempio di artista che non è facile inserire in un gruppo o movimento. La sua è un’astrazione lirica del tutto personale. 

Con il tedesco Albers, che abbiamo visto protagonista del mese di novembre, la relazione è stretta, intensa: condividono lo stesso atteggiamento empirico, di studio nei confronti della pittura.

“Spazio colore luce”, scriveva Calderara, “luce che non illumina, luce che è lo spazio, il colore, la struttura, silenzio colore che si annulla nella luce, spazio che è misura di luce, struttura che si costruisce in luce, il più, il meno, il niente, quel niente che se non il tutto sia almeno il pocol’infinito identificato nel finito, il limite, l’uomo”.


Ho avuto la fortuna di vedere la mostra "Una luce senza ombre" a lui dedicata al LAC di Lugano nel 2016. La sua è una pittura di luce, che si lega all’opera di Paul Signac, contemporaneamente esposta nel museo ticinese.