Durante l'open day “Portes Ouvertes”, della Concordia University di Montreal, presso la quale lavorava, si presentò un membro della tribù nativa americana dei mohawk. L’uomo chiese a Smith, incaricato di incontrare coloro che fossero stati interessati all’iscrizione, quale tipo di filosofia insegnassero. Smith rimase sorpreso quando l’uomo aggiunse: «Sa, anche noi abbiamo la nostra filosofia» e replicò con uno scettico: «Ah, davvero?». Solo in seguito capì che l’altro aveva però ben colto “la sufficienza e l’arroganza” della sua risposta. Dopo poco l’uomo se ne andò e non si iscrisse mai in quell’università.Di questa esperienza personale dolorosa ne parla con umiltà l'autore del libro" Il filosofo. Una storia in sei figure" Justin E.H. Smith, docente di Storia e filosofia della scienza all’Université Paris Diderot. Egli continua con un’impietosa autocritica, osservando che i filosofi accademici, «visti dall’esterno, sono solo una istanza particolare di qualcosa che ha molte forme. Pensano di rappresentare la filosofia come civiltà, mentre ciò che esiste sono solo molte, e diverse, culture filosofiche».
In questo saggio l'autore individua sei personaggi tipo che hanno svolto il ruolo del filosofo in molte società diverse di tutto il mondo nel corso dei millenni: il Curioso, il Saggio, il Polemico, l’Asceta, il Mandarino e il Cortigiano.
Il Curioso incarna un atteggiamento ora andato perso, ma vivo nell’antichità, in cui tutto era degno di interesse per il filosofo, dalle tempeste all’anatomia animale.
Il Saggio è la figura socialmente venerabile, capace di vivere in una cultura, coglierne criticamente gli elementi portanti, sapendo prenderne le distanze.
Il Polemico nel libro è rappresentato esemplarmente da un personaggio frustrato, che ignora le esigenze di rigore e scientificità dell’accademia e cerca di attirare su di sé l’attenzione.
Le figure dell’Asceta e del Mandarino, poi, rappresentano rispettivamente una il filosofo capace di distacco dalle cose del mondo, l’altra quello che appartiene a una struttura sociale d’élite in cui il singolo esercita la propria professione.
Il Cortigiano, infine, è colui che cerca di inserirsi nella società non per cambiarla, ma «per far avanzare se stesso e la propria fama».
La lista non pretende l’esaustività: l’autore infatti ammette che se ne potevano aggiungere altre, come ad esempio quella del Ciarlatano o quella del «guru del self-help che promette di spiegare tutto ciò che è necessario sapere». Smith ritiene però che questa classificazione consenta di spiegare il lavoro e l’impatto sociale di tutti coloro che nella storia sono stati chiamati filosofi.
Il risultato è allo stesso tempo un' introduzione non convenzionale alla storia della filosofia e un'esplorazione originale di ciò che la filosofia è stata e potrebbe tornare ad essere.