Non mi pare che Ofelia regalasse fiori ad Amleto, è vero comunque che regalava fiori un po’ a chiunque dal momento in cui “entra nella follia”; il dramma, però, l’ho letto un bel po’ di anni fa, e potrei anche sbagliarmi. Come già in Amleto, c’è del “metodo” nella sua follia e, visto che per Shakespeare e fin quasi ai nostri giorni ogni fiore aveva un suo significato simbolico, è importante capire quale fiore regala e a chi. Il tuo post mi ha suggerito spontaneamente ciò che dice Giulietta in un altro famosissimo dramma shakespeariano: “Che cos’è un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo”. La citazione è semplice e quasi scontata visto che è già citata alla fine dell’articolo senza fare un preciso riferimento. Ma Shakespeare è una miniera d’oro, nell’epoca in cui si inizia a distillare le essenze profumate, non poteva mancare nei suoi versi il potente simbolismo della conservazione e della permanenza percettiva, che evoca sensazioni e sentimenti: “Se l’essenza distillata dell’estate non rimanesse allora una liquida prigioniera racchiusa dentro pareti di vetro, l’effetto della bellezza, della bellezza sarebbe privato, e, senza quella, nessun ricordo ci sarebbe di ciò che fu: ma i fiori distillati, anche se vanno incontro all’inverno, mutano solo sembianza; la loro sostanza rimane sempre dolce”. (Sonetto n° 5). Il concetto è semplice ed evidente, l’essenza delle cose rimane inalterata in qualsiasi modo le chiamiamo, come se avessimo appreso a distillarla e conservarla in recipienti di vetro. Non sempre un’opera poetica, però, rimane inalterata anche dopo la migliore delle traduzioni in altra lingua. lo psico-filosofo che c’è in me ti direbbe, invece, che pur usando parole condivise per significare le cose e pur catturando le essenze in recipienti di vetro, ciascuno di noi ha un’esperienza diversa e unica delle cose e, lo stesso individuo, esperisce la stessa cosa in maniera diversa in momenti differenti. Ciao
Avevo conservato questo ritaglio, peraltro poco corretto - come dici giustamente Ofelia non regala fiori ad Amleto - perché univa cose che amo: la letteratura, i fiori, le essenze profumate, o meglio, oli essenziali. Apprezzo e condivido le parole dell’ affascinante figura dello psico-filosofo che come spesso succede aprono a pensieri rizomatosi. Pensa solo al significato della parola essenza….
Qui lasciata priva di buccia polpa al sole abbrunita aggrinzita essiccata lieve essenza imprecisa lieta polvere pronta a un’umida vita all’impasto al compatto al disastro più vasto d’una prossima forma
Non mi pare che Ofelia regalasse fiori ad Amleto, è vero comunque che regalava fiori un po’ a chiunque dal momento in cui “entra nella follia”; il dramma, però, l’ho letto un bel po’ di anni fa, e potrei anche sbagliarmi.
RispondiEliminaCome già in Amleto, c’è del “metodo” nella sua follia e, visto che per Shakespeare e fin quasi ai nostri giorni ogni fiore aveva un suo significato simbolico, è importante capire quale fiore regala e a chi.
Il tuo post mi ha suggerito spontaneamente ciò che dice Giulietta in un altro famosissimo dramma shakespeariano: “Che cos’è un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo”.
La citazione è semplice e quasi scontata visto che è già citata alla fine dell’articolo senza fare un preciso riferimento.
Ma Shakespeare è una miniera d’oro, nell’epoca in cui si inizia a distillare le essenze profumate, non poteva mancare nei suoi versi il potente simbolismo della conservazione e della permanenza percettiva, che evoca sensazioni e sentimenti: “Se l’essenza distillata dell’estate non rimanesse allora una liquida prigioniera racchiusa dentro pareti di vetro, l’effetto della bellezza, della bellezza sarebbe privato, e, senza quella, nessun ricordo ci sarebbe di ciò che fu: ma i fiori distillati, anche se vanno incontro all’inverno, mutano solo sembianza; la loro sostanza rimane sempre dolce”. (Sonetto n° 5).
Il concetto è semplice ed evidente, l’essenza delle cose rimane inalterata in qualsiasi modo le chiamiamo, come se avessimo appreso a distillarla e conservarla in recipienti di vetro. Non sempre un’opera poetica, però, rimane inalterata anche dopo la migliore delle traduzioni in altra lingua.
lo psico-filosofo che c’è in me ti direbbe, invece, che pur usando parole condivise per significare le cose e pur catturando le essenze in recipienti di vetro, ciascuno di noi ha un’esperienza diversa e unica delle cose e, lo stesso individuo, esperisce la stessa cosa in maniera diversa in momenti differenti.
Ciao
Avevo conservato questo ritaglio, peraltro poco corretto - come dici giustamente Ofelia non regala fiori ad Amleto - perché univa cose che amo: la letteratura, i fiori, le essenze profumate, o meglio, oli essenziali.
RispondiEliminaApprezzo e condivido le parole dell’ affascinante figura dello psico-filosofo che come spesso succede aprono a pensieri rizomatosi. Pensa solo al significato della parola essenza….
Grazie
Ciao
METAMORFOSI
RispondiEliminaQui lasciata
priva di buccia
polpa al sole abbrunita
aggrinzita
essiccata
lieve essenza imprecisa
lieta polvere pronta
a un’umida vita
all’impasto al compatto
al disastro più vasto
d’una prossima forma
Bartolo Cattafi