sabato 28 marzo 2020

... MA ANCHE QUESTA






Change everything you are

Cambia tutto ciò che sei

And everything you were

E tutto ciò che eri

Your number has been called

Il tuo numero è stato chiamato

Fights and battles have begun

Lotte e battaglie sono cominciate

Revenge will surely come

La vendetta arriverà di sicuro

Your hard times are ahead

Ti aspettano tempi difficili

Best, you've got to be the best

Il migliore, devi essere il migliore

You've got to change the world

Devi cambiare il mondo

And use this chance to be heard

E usare questa opportunità per essere ascoltato

Your time is now (Your time is now)

È giunto il tuo momento ( è giunto il tuo momento)

Change everything you are

Cambia tutto ciò che sei

And everything you were

E tutto ciò che eri

Your number has been called

Il tuo numero è stato chiamato

Fights and battles have begun

Lotte e battaglie sono cominciate

Revenge will surely come

La vendetta arriverà di sicuro

Your hard times are ahead

Ti aspettano tempi difficili

Best, you've got to be the best

Il migliore, devi essere il migliore

You've got to change the world

Devi cambiare il mondo

And use this chance to be heard

E usare questa opportunità per essere ascoltato

Your time is now (Your time is now)

È giunto il tuo momento ( è giunto il tuo momento)

Don't let yourself down

Non abbatterti

Don't let yourself go

Non lasciarti andare

Your last chance has arrived

È arrivata la tua ultima occasione

Best, you've got to be the best

Il migliore, devi essere il migliore

You've got to be the best

Devi essere il migliore

You've got to change the world

Devi cambiare il mondo

And use this chance to be heard

E usare questa opportunità per essere ascoltato

Your time is now (Your time is now)

È giunto il tuo momento ( è giunto il tuo momento)

giovedì 26 marzo 2020

C'E' QUESTA



Declare this an emergency

Dichiarate che questa è un'emergenza

Come on and spread a sense of urgency

Sbrigatevi e diffondete un senso di urgenza

And pull us through

E aiutateci a venirne fuori

And pull us through

E aiutateci a venirne fuori

And this is the end

E questa è la fine

This is the end

Questa è la fine

Of the world

Del mondo

And it's time we saw a miracle

E questa volta abbiamo visto un miracolo

Come on, it's time for something biblical

Dai, è ora di qualcosa di biblico

To pull us through

Per venirne fuori

And pull us through

E aiutateci a venirne fuori

And this is the end

E questa è la fine

This is the end

Questa è la fine

Of the world

Del mondo

Proclaim eternal victory

Proclamate vittoria eterna

Come on and change the course of history

Veloci, cambiate il corso della storia

And pull us through

E aiutateci a venirne fuori

And pull us through

E aiutateci a venirne fuori

And this is the end

E questa è la fine

This is the end

Questa è la fine

Of the world

Del mondo


Questa è una canzone dei Muse, scritta nel 2003...

venerdì 20 marzo 2020

UNA AL GIORNO

                                                                           22

Mia moglie dice:
- Tutti hanno dei complessi e tu non fai eccezione.
Tu hai il complesso della mia inferiorita'.


                                                                           60

Mia moglie chiede ad Ar'ev:
- Andrei, non capisco, ma tu fumi?
- Vedi, - dice Ar'ev, - io mi metto a fumare solo quando bevo. E siccome bevo in continuazione, molti pensano erroneamente che io fumi.


                                                                           247

La Russia e' l'unico paese al mondo in cui un letterato viene pagato in base alla quantita' di pagine scritte e non per le copie vendute. Ne' tantomeno per la qualita'. Solo in base alla quantita'. Questo spiega l'arcano, implicito motivo della nostra catastrofica logorrea russa. Supponiamo che un autore voglia eliminare una frase. Una voce dentro di lui gli suggerisce:
- Cretino! Sono cinque rubli! Un chilo di manzo freschissimo...

martedì 17 marzo 2020

UNA AL GIORNO

Sto rileggendo in questi giorni i Taccuini di Dovlatov. Il genio di Dovlatov, uno dei grandi umoristi della letteratura russa, consisteva nella capacità di sentire e di esprimere la paradossalità universale. La quotidianità dell'esistenza dell'uomo sovietico, per esempio, ma anche l'american way of life come vissuta da un emigrato di ultima generazione sbarcato in America per poter pubblicare.
I Taccuini rappresentano annotazioni svariate, riguardanti sia la vita sovietica, fino al 1978, che il periodo dell’emigrazione, ovvero la vita americana e il mondo russo in esilio (New York 1979-1990). Queste pagine si presentano sotto forma di appunti di carattere eterogeneo, micro-testi autonomi, più o meno brevi e a seconda dei casi, come miniature narrative, aforismi, giochi di parole, aneddoti autobiografici. Fantasia e cronaca, storia e assurdo, raffinatezza e squallore si fondono nei Taccuini, così come nelle sue altre opere.
Vorrei condividere alcune di queste pagine...

Numero 52: «All’instituito di Drammaturgia di Leningrado era accaduto che, al cospetto degli studenti, fosse intervenuto lo chansonnier francese Gilbert Bécaud. Terminato finalmente l’incontro, l’organizzatore si era rivolto agli studenti. “Fate le vostre domande”. Tutti tacevano. “Fate domande all’artista!”. Silenzio. Allora il poeta Eremin, che si trovava in sala, aveva gridato a tutta voce: “Quelle heure est il?” (Che ore sono?). Gilbert Bécaud aveva guardato l’orologio e aveva risposto gentilmente “Le cinque e mezza”. Non si era offeso».

Numero 3: «Il figlio dei nostri vicini: “Tra tutte le verdure preferisco i ravioli». 

Numero 17: «“Come vuole che le tagli i capelli?”. “In silenzio”».

sabato 14 marzo 2020

DUE FILM






Non conoscevo Giorgio Pressburger. Il caso ha voluto che mi imbattessi nel film "L'orologio di Monaco"  e l'incontro ha lasciato il segno.
Come vi sentireste nello scoprire che nella vostra famiglia attraverso varie ascendenze hanno fatto parte personaggi della cultura novecentesca del calibro di Karl Marx, il poeta Heinrich Heine, il compositore Mendelssohn, il filosofo Husserl, il regista di ‘Scarpette rosse’ Emeric Pressburger?
Questa e' la storia vera e raccontata in prima persona di Giorgio Pressburger, uno dei più alti intellettuali italiani ed europei, che ritroviamo appunto nel film documentario L’Orologio di Monaco di Mauro Caputo, liberamente tratto da un libro di racconti dello stesso Pressburger.
Scrittore, saggista, operatore culturale ai massimi livelli in letteratura e teatro rivive davanti alla cinepresa gli anni della sua nascita a Budapest, sul finire degli anni ’30, la fuga nel ’56 con l’invasione sovietica e l’arrivo a Trieste, la città in cui transitano i fantasmi di Joyce, Svevo, Kafka. Un film affascinante capace di unire le memorie personali di un grande intellettuale a quelle della drammatica, ma anche orgogliosa Storia del XX secolo europeo. Un film che Claudio Magris ha definito ‘intenso e struggente, forte e discreto, che fa parlare non solo gli uomini ma anche i paesaggi, le cose, le tracce degli uomini passati sulla terra’ e che per lo stesso Pressburger racchiude un unico grande messaggio: quello contro la servitù volontaria degli uomini.
Ho scoperto poi un secondo docufilm "Il profumo del tempo delle favole" sempre  tratto da un libro di Pressburger "Sulla fede" che narra di un uomo alla ricerca, tra dubbi e tormenti, dei segni della propria fede, mettendo a nudo la sua esperienza, scardinando certezze e false ipocrisie, entrando nelle pieghe più nascoste della mente umana. Indaga le paure infantili, le menzogne dell'età adulta, l'illuminazione della grazia e, attraverso il sostegno di alcuni compagni di viaggio come Dostoevskij, Kant e Kafka, il suo discorso si trasforma in un serrato confronto con la questione del male e della sofferenza. Le viuzze deserte di Trieste accompagnano i passi notturni di Giorgio P., uscito da un teatro dove si dava I fratelli Karamazov. Un romanzo che gli fa venire in mente la Bibbia, libri accomunati da delitto e violenza. Dostoevskij lo ossessiona, per certi versi gli somiglia. Ma sulla fede il russo non ha dubbi, parla fin troppo di un Dio di cui nulla si può dire. Meglio un altro compagno di strada, un ebreo di Praga, Franz Kafka. Uno che Dio non lo nomina mai ma non fa altro che dialogare con lui. E qui Pressburger afferma: "Come dice Simone Weil, si può amare anche qualcuno che non esiste. E io penso che non esista. Eppure la disperazione della fede è necessaria al nostro essere uomini". Perche' "La fede nasce così, dal terrore, non dall’amore", mormora Giorgio P.

Purtroppo fino a ieri erano reperibili entrambi su Raiplay, oggi solamente uno. 



domenica 8 marzo 2020

IMPERFEZIONE


Siamo qui perche' imperfetti. La perfezione, non e' di questo mondo. Forse il vuoto inteso come pura e primitiva dimensione astratta puo' considerarsi perfetto. Esistono in natura o in noi stessi quelle armoniche corrispondenze, quei sublimi equilibri...? E' il percorso evolutivo a darci quasi tutte le risposte. L'imperfezione ci ha creato e accompagnato fino qui. 
La storia naturale, scrive l’evoluzionista e filosofo della scienza Telmo Pievani nel saggio Imperfezione, è un catalogo di imperfezioni che hanno funzionato, a partire da quella infinitesima deviazione nel vuoto quantistico primordiale da cui è nato l’universo. Il nostro universo è precario e pericoloso, soggetto a repentini sconvolgimenti quindi imperfetto per definizione. La storia che viviamo è solo una delle tante storie possibili. La realtà è ingannevole e l’evoluzione è tutt’altro che intuitiva. Animismo e teleologia appannano la visione di homo sapiens, lo inducono a ragionare in termini fatalistici e finalistici. Siamo una specie relativamente giovane, passeggiamo sulla Terra da appena 200.000 anni e crediamo che tutto sia stato preordinato per noi, imperfetti divenuti via via sempre più perfetti: nulla di più sbagliato. Siamo solo una delle tante storie possibili che, per puro caso, si è realizzata. Ogni forma di vita terrestre discende da un comune progenitore: un archeobatterio che risale a circa 3,5 miliardi di anni fa. La selezione naturale - scrive Pievani - è il filtro che si ciba del caso. Il primate bipede homo sapiens, il più inessenziale, fortunato e creativo sottoprodotto dell’evoluzione imperfetta non è altro che una summa di rabberci che, alla fine, malgrado tutto, hanno funzionato. La nostra transizione al bipedismo non è stata indolore: la colonna vertebrale e' stata raddrizzata alla bell’e meglio e il peso dell’intero corpo grava  ora su un unico asse, scaricandosi su due gambe. Di conseguenza la colonna si incurva e le vertebre sono sottoposte a pressioni indebite. Nervi e muscoli si sono riadattati per quanto possibile, ma non ci esimono da sciatiche, ernie e piedi piatti. Anche il nostro linguaggio è figlio dell’imperfezione. Conquistato il bipedismo, il linguaggio è stato reso possibile in seguito all’abbassamento della laringe, un tratto vantaggioso che però ci ha resi più soggetti al pericolo di soffocamento quando ci nutriamo. Grazie al nostro cervello abbiamo evoluto tecnologie avanzatissime, ma anche l’intelligenza umana ha il suo lato oscuro, il suo tratto svantaggioso: progettiamo viaggi interstellari, studiamo il bosone di Higgs, investiamo nella ricerca medica ma al contempo abbiamo posto le basi per la sesta estinzione violentando il pianeta che ci ospita. Homo sapiens è l’imperfetto per definizione: creatura prodigiosa, creativa, curiosa ma con forti limiti sia sul piano fisico che psichico. È l’incarnazione di come ha  lavorato e lavora l’evoluzione. Nei grandi numeri il suo limite è l’apofenia, ovvero la tendenza a ravvisare schemi di significato in quel che invece è meravigliosamente casuale. 
Darwin l’aveva capito: dove c’è perfezione non c’è storia. Il filosofo della scienza ed evoluzionista Telmo Pievani ci induce a una riflessione profonda e disincantata sulla natura umana. A emergere è anche il ritratto di un antropocene sempre più sconsiderato e irresponsabile dove vige la legge egoista del qui e ora, senza rispetto e pietas per generazioni future. 

Da una rilettura di  "Dall'ameba a Donald Trump"


Qui e' possibile leggere il libro gratuitamente


domenica 1 marzo 2020

MARZO


Edgar Degas -  Autoritratto  -  1863



In questo autoritratto Degas ha 29 anni. Non e' il mio preferito ma lo presenta bene. Un giovane proveniente da una ricca famiglia che perse la particella nobiliare del nome per aver preso la strada dell'arte (il cognome era De Gas) e che pochi anni dopo sarebbe divenuto povero per salvare i fratelli dalla bancarotta. Per questo motivo assunse un carattere aspro e modi bruschi che fino in tarda eta' ne fece il terrore delle dame che lo invitavano a cena.
Un impressionista ai margini che sviluppo' uno stile e temi propri.
Non amo le sue ballerine ma ho una stampa de "L' assenzio", il Degas che prediligo.
Renoir lo defini' il piu' grande scultore del suo tempo, non dimentichiamo che fu un innovatore nell'arte della scultura. E non tutti sanno che fu anche un fotografo geniale e un poeta i cui sonetti piacevano a Mallarme', un sagace aforista e un melomane raffinatissimo che grazie al cinquanta per cento di geni italiani ( la nonna era livornese ) si esibiva nelle canzoni napoletane con grande trasporto.

Per chi avesse la fortuna di trovarlo, l'anno scorso e' uscito questo film per il ciclo "La grande arte al cinema"